Quando crediamo fortemente in un progetto, nessun ostacolo dovrebbe
impedirci di provare a realizzarlo; Cristoforo Colombo era convinto di
poter raggiungere le Indie viaggiando verso Ovest e per intraprendere il
suo viaggio chiese aiuti logistici e soprattutto finanziari a diversi
sovrani europei; dopo aver subìto il rifiuto del potentissimo re del
Portogallo non si perse d’animo e rivolse la medesima richiesta alla
regina di Spagna, la lungimirante Isabella di Castiglia, che gli
concesse credito, un equipaggio e tre caravelle.
Con la stessa determinazione il musicista inglese Paul Cusick, dopo aver
pubblicato a sue spese il primo disco (“Focal Point” nel 2008), si
appellò ai fan chiedendo di comperare in anticipo il suo futuro secondo
lavoro; in 500 aderirono fornendogli i mezzi di sostentamento necessari
per sospendere la sua professione di ingegnere, costruire uno studio di
registrazione e realizzare il suo progetto: l’album intitolato P’dice di
cui ora parlerò.
E’ un bellissimo disco con più anime, che si destreggia agevolmente tra i ritmi effervescenti dei Karmakanic (“Everything”) il mood nostalgico caro a Peter Gabriel (“Waiting”) e le arie PROG tipiche dei Porcupine Tree (“Borderlines” e “You know”).
E’ forse questo il gruppo da cui Paul trae maggior ispirazione e ciò si
percepisce ascoltandone la voce che assomiglia (non se se volutamente) a
quella di Steven Wilson e dalla presenza dell’immenso Gavin Harrison
alla batteria; in questo disco infatti, Paul suona tutti gli strumenti
ma desiderando di avere alla batteria due mostri sacri che lui considera
degli idoli (Gavin Harrison e Marco Minnemann) gli mandò alcune
registrazioni chiedendo se volessero arricchirle con le rispettive
capacità ritmiche; sorpresi dalla qualità delle canzoni, entrambi
accettarono e si divisero il compito.
Come detto in precedenza, si respirano diverse atmosfere: da quelle più ritmate e briose dell’inizio dove brani come “God, paper, scissors” rendono l’ascolto molto divertente, ad un finale più mellifluo e delicato con brani come “Hindsight” e la successiva “Feel this way” che con molta grazia giocano a solleticare le nostre emozioni, vibrando a basso volume ma ad elevata intensità. La conclusiva “The human race”
con i suoi due minuti scarsi di leggerezza rende un dolce commiato che
permette di spegnere il CD con un soddisfacente appagamento sensoriale,
un godimento che dischi musicalmente anche migliori di questo a volte
non regalano.
Come racconta Paul sul suo sito, il titolo “P’dice” è un gioco di
parole: rappresenta sia l’abbreviazione della parola “Prejudice” sia
l’approssimazione di “i dadi di P”. Gli argomenti trattati parlano
infatti di pregiudizi (sessismo, razzismo, classismo e tanti altri
“ismi”), di come la nostra vita sia condizionata da essi e da una buona
dose di casualità, rappresentata dai dadi: un pizzico di filosofia che
aggiunge valore ad un disco qualitativamente molto valido.
Link to Source Review
ENGLISH TRANSLATION by Phil Destefano and Robert Walden.
When we strongly believe in a project, no obstacle should prevent us from trying to achieve it.Christopher Columbus was convinced he could reach the indies travelling from the west and to realise this journey he asked for help both logistics and financial to several european sovereigns.After being refused by the powerful
King of Portugal he didn't lose faith and revoged his request to the Queen of Spain Isabella di Castiglia,who with great hindsight agreed to give him credit, crew and three carravels.
With the same determination the english musician Paul Cusick after recording at his own expense ( Focal Point in 2008) turned to his fans asking them to buy in advance his future second work: 500 accepted giving him the opportunity to give up his job as an enginneer and build a rcording studio and carry out his
project, the album entitled P'dice, I will now talk about.
It's a beautiful record with a lot of soul that unravels nimbly into aneffervant rythm of Karmakis (Everything) the nostalgic moodiness dear to Peter Gabriel (Waiting) and the melodic Prog typical of Porcupine Tree (
Borderlines) and ( You Know). Perhaps this is the group in which Paul finds inspiration most of all because as you percieve listning to his voice ( I don't know if it's volontary) a similarity to that of Steven Wilson and the presence of the great Gavin Harrison on drums. Infact in his record Paul plays all the instruments but with great desire to have at the drums two big names of the music industry he considers his idols (Gavin Harrison and Marco Minnemann) whom he sent some of his recordings asking if they would consider to enrich them
with their own respective rhythmic capacities. Amazed at the quality of his work they both accepted, dividing the task between themselves.
As mentioned previously, you breath many atmospheres, from the more rythmic and lively at the beginning where pieces like "God, Paper, Scissors" has a fun sound to a more sugary and delicate final with songs like "Hindsight" and the subsequent "Feel this way" leading you gracefully, teasing and prompting our
emotions, vibrating softly but at high intensity. The concluding "The Human Race" has a delightful care-freeness and sweetness about it that allows you to turn off the CD with a feeling of satisfaction and contentment that other songs maybe musically superior sometimes don't award you.
As Paul tells on his site, the title"P'dice" is a word game representing the abbreviation of the word "Prejudice" and meaning the "dices of P". The subjects dealt with talk infact about prejudices (sexism, racism, classism) and other "isms" and how our lives are influenced by them, along with a good dose of chance, in other words with the toss of the dice. So a pinch of philosophy that adds value to a record of valid quality.
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